"L'ACQUA AI VELENI "

Anche Fabrizia teme le conseguenze dell'acqua ai veleni dell'Alaco

È recente l'assemblea svolta dall'amministrazione comunale che ha chiamato a raccolta i cittadini di Fabrizia, per rassicurare , tra l'altro, sulla potabilità dell'acqua perché attestata dai referti igienico-sanitari all'uopo predisposti. Ecco che invece, per fortuna, la verità sulla pericolosa contaminazione dell'invaso Alaco è giunta ad un passo decisivo, con la chiusura delle indagini della Procura della Repubblica di Vibo Valentia, che hanno concluso con l'esito di numero 36 indagati. I cittadini, gli utenti e le associazioni, nonostante le persuadenti rassicurazioni, non avevano certo accantonato il problema ed ora più che mai si domandano quando saranno ascoltate e concretizzate le loro richieste di immediata fuoruscita da questo tipo di gestione antiumana dell'acqua, nonché di attuazione di efficaci ed esaustivi controlli.

L'esito delle indagini non ha certo rallegrato alcuno, poiché si sarebbe sperato che davvero le crude affermazioni fatte nella manifestazione “Acqua viva” di alcune settimane fa, nella stessa sala consiliare, fossero risultate semplici “stupidate”. Invece l'esposizione fatta dai rappresentanti dei gruppi del serrese – Comitato Civico Pro-Serre, Associazione Crescere Insieme Fabrizia, ViviFabrizia – non avevano affatto lanciato un “allarme ingiustificato”, come dichiarato dal primo cittadino, ma al contrario, una legittima informazione su una grave questione di salute pubblica.

Fabrizia preme per la verità e molti cittadini attivi reclamano il diritto di essere messi in grado di correre ai ripari.

La situazione scaturita dalle indagini della Procura, è grave ed è giustamente sotto i riflettori. L'accusa per i 36 indagati è principalmente quella di avvelenamento colposo, con l'aggiunta di altri reati, tra cui l'omissione atti d'ufficio e interruzione di servizio di pubblica utilità. Il dramma dell'acqua continua, anche in virtù del fatto che si dubita su un rapido dissequestro pure di quegli impianti idrici risultati conformi dal punto di vista sanitario, dovendosi ancora valutare attentamente la loro idoneità a garantire il servizio.

Tempi duri all'orizzonte, ma almeno si è di fronte ad una situazione inequivocabile dalla quale si deve uscire, che costringe i sindaci a ricercare in fretta le soluzioni e dare idonee risposte. Da tempo viene chiesto il distacco dall'Alaco, la riattivazione di pozzi e sorgenti comunali, a cui si aggiunge la richiesta di sospendere i pagamenti delle bollette, perché emesse per acqua definita potabile e che invece, per molto tempo, non lo è stata.

Maria Cirillo

 

30 aprile 2014

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